E’ possibile avere il riscaldamento autonomo in condominio?

ariston | Aggiornato il: 11 settembre 2019

Per coloro che abitano in condominio, il riscaldamento centralizzato è talvolta un vincolo. Non poter gestire la temperatura e i tempi di riscaldamento della propria casa in base alle proprie esigenze può influenzare i consumi e non permette di gestire la spesa annuale in modo appropriato.

Per ovviare a questo problema, molti decidono di staccarsi dal riscaldamento centralizzato e procedere con i lavori per installare il riscaldamento autonomo. Questo, difatti, è possibile. In realtà, se il riscaldamento in codominio è inefficiente per tanti motivi, si dovrebbe preventivamente consultare un tecnico qualificato che riesca a risalire alle cause di questa inefficienza che comporta sprechi sia in termini energetici sia in termini economici, ottenendo come risultato il miglioramento dell'efficienza energetica del condominio per ridurre sprechi e consumi. Di fatto, si continuerebbe a utilizzare il riscaldamento centralizzato come se fosse un riscaldamento autonomo.

A seguito di questa analisi, attraverso la quale viene calcolato il reale fabbisogno energetico dell'edificio e che stabilisce le falle, individuando le soluzioni possibili, se alcuni condomini ravvisano ancora la necessità di staccarsi dall'impianto condominiale per ottenere maggiore risparmio e un consumo dell'energia più oculato e rispettoso dell'ambiente, possono farlo.

C'è da sottolineare, tuttavia, che il primo passo da compiere è accertarsi che questa operazione non comporti eventuali aggravi agli altri condomini e che, effettivamente, l'appartamento in questione continui a subire disagi.

È, inoltre, necessario informarsi circa il regolamento di condominio, che potrebbe vietare espressamente il distacco; il regolamento edilizio comunale e le leggi regionali. C'è da dire, però, che la scelta del condomino che voglia staccarsi dall'impianto centralizzato non è subordinata a una delibera in merito alla questione da parte dell'assemblea degli altri condomini. Tuttavia, è chiaro che un intervento del genere debba tempestivamente esserle comunicato.

Anche in questo caso, il primo passo da fare è consultare un tecnico abilitato che faccia un sopralluogo per stabilire se il distacco è possibile. La perizia, che serve per accertare i consumi dell'impianto e l'assenza, in seguito al distacco, di aggravi di spese sugli altri condomini o di un mal funzionamento dell'impianto, come ad esempio il depotenziamento dell'impianto centralizzato, verrà presentata all'assemblea che non potrà in nessun modo opporsi. Si limiterà, infatti, semplicemente a recepire la perizia tecnica, ma non ad approvarla.

Per cambiare sistema di riscaldamento, il condomino che ne fa richiesta, sarà inoltre obbligato a ricorrere a sistemi di contabilizzazione del calore e all'istallazione di una canna fumaria che raggiunga il tetto dell'edificio.

Va specificato, tuttavia, che, qualora un condomino decidesse di staccarsi dall'impianto, sarebbe comunque obbligato a partecipare a tutte le spese per la manutenzione e per la messa a norma della caldaia condominiale e questo perché, in qualsiasi momento, avrebbe la possibilità di tornare a utilizzarla. Oltre a queste spese, però, la normativa vigente UNI10220/UE dichiara che anche la parte della spesa relativa alla dispersione di calore prevista all'interno di qualunque immobile debba essere ripartita, in base ali millesimi, tra tutti i condomini, compresi coloro che hanno effettuato il distacco.